Il flusso di migranti in ingresso è un tema di attualità in diversi paesi Europei. Uno degli aspetti più discussi riguarda lo sfruttamento di alcune rotte illegali di accesso, la cui composizione è cambiata significativamente nel corso del tempo. Un recente studio pubblicato sulla rivista Economic Policy presenta alcune interessanti evidenze in proposito.
Innanzitutto è importate distinguere tra due diverse tipologie di rifugiato. Da un lato esistono i cosiddetti “sfollati interni”, vale a dire chi abbandona la propria abitazione, ma trova comunque rifugio nel paese di origine. Nel caso dell’Italia un esempio tipico è quello dei terremotati. Dall’altro vi sono gli “sfollati esterni”, coloro che fuggono in Paesi terzi limitrofi definiti “paesi di primo asilo”(accolti in campi profughi) o in Paesi dove viene riconosciuto lo status di rifugiato a tutti gli effetti (ad esempio l’Unione Europea). Questi ultimi sono i soggetti che presentano una maggiore propensione ad utilizzare rotte di accesso illegali.
Con riferimento all’Unione Europea (UE), le rotte di accesso più importanti sono: (1) la rotta del Mediterraneo centrale, che consiste principalmente dei flussi provenienti dal Nord Africa verso l’Italia e Malta; (2) la rotta attraverso Albania e Grecia, storicamente uno dei canali più significativi per i flussi di migranti irregolari; (3) la via orientale, che corre lungo i 6.000 Km di confine tra Bielorussia, Moldavia, Ucraina e Federazione Russa da un lato e il blocco di paesi dell’Europa Orientale che fanno parte della UE dall’altro; (4 e 5) la rotta del Mediterraneo orientale, vale a dire i flussi per terra e mareattraverso Grecia, Bulgaria meridionale e Cipro; (6) la rotta dell’Africa occidentale, cioè il passaggio marittimo soprattutto da Senegal e Mauritius verso le Isole Canarie; (7 e 8) la rotta del Mediterraneo occidentale, che include i passaggi per terra e mare dal Nord Africa alla Penisola Iberica e infine (9) la rotta dei Balcani occidentali, con comprende i flussi provenienti dai paesi balcanici che entrano nella UE attraverso le frontiere bulgara-turca o greco-turca per poi proseguire attraverso i Balcani occidentali verso l’Ungheria.
I flussi migratori lungo tali rotte hanno subito forti variazioni nel tempo. Il grafico in alto (che è parte del succitato articolo) mette in relazione il volume degli attraversamenti illegali (asse destro) e la relativa distribuzione lungo le rotte più importanti (asse sinistro), vale a dire la rotta del Mediterraneo centrale, quella Mediterraneo orientale e quella dei Balcani occidentali. I dati utilizzati provengono da Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Il periodo considerato comprende gli anni che vanno dal 2009 al 2015 e include quindi tre eventi che hanno avuto un effetto molto rilevante sulla ricomposizione dei flussi migratori: la deposizione del leader libico Mu’ammar Gheddafi avvenuta nel 2011, lo scoppio del conflitto in Siria anch’esso del 2011 e infine l’annuncio da parte del Cancelliere tedesco Angela Merkel di riconoscere lo status di rifugiato a tutti gli sfollati siriani avvenuto nel 2015.
Come si può notare fino al 2010 le rotte del Mediterraneo Centrale e Orientale rappresentavano una quota minoritaria degli attraversamenti illegali. È a partire dal 2011, vale a dire dalla fine del regime di Gheddafi in Libia, che i flussi migratori attraverso il Mediterraneo hanno acquisito maggiore centralità sino a coprire una quota pari circa il 70% degli attraversamenti illegali nel 2015. A questa ricomposizione dei flussi si è associata una forte crescita dei flussi stessi. Infatti, se tra 2009 e 2014 il flusso di attraversamenti illegali si è mantenuto relativamente basso e costante, nel 2015, in coincidenza con l’apertura tedesca ai rifugiati siriani, si è registrato un notevole aumento. La rotta principalmente utilizzata da questi rifugiati è stata quella dei Balcani Occidentali, come testimonia il significativo incremento della quota di migranti che l’hanno percorsa.
Nel complesso questo grafico mette in evidenza come i flussi migratori siano soggetti a rapidi e profondi cambiamenti. Se da un lato le rotte di accesso illegale sono ben definite e senza dubbio note, dall’altro la dinamica degli attraversamenti lungo tali rotte è molto fluida e si adatta velocemente ad eventi esterni come guerre o annunci politici. Ciò rende la gestione di tali flussi molto complessa.