La criminalità è uno degli aspetti che più di sovente è associato al tema immigrazione. Dal sondaggio Transatlantic Trends, ad esempio, emerge che più della metà degli europei e dei nordamericani sono preoccupati dal fatto che l’immigrazione potrebbe aumentare il crimine nella società. Ma è veramente così? E soprattutto, che effetto ha la regolarizzazione dei migranti sulla probabilità che questi commettano un crimine?
La risposta a queste domande arriva da un recente studio pubblicato sull’American Economic Review a cura di un economista italiano, Paolo Pinotti. Questo lavoro sfrutta un particolare aspetto delle procedure italiane che portano all’ottenimento dello status legale per gli immigrati che consente di stabilire un nesso causale tra regolarizzazione e criminalità.
Ogni anno, in Italia, le domande degli immigrati devono essere presentate dai loro datori di lavoro elettronicamente in determinati “click days”. Tali domande vengono elaborate seguendo l’ordine di arrivo fino a esaurimento delle quote disponibili di permessi che solitamente avviene entro 30 minuti dall’inizio della procedura (limite di tempo definito cut-off). Se non ci sono impedimenti (perché ad esempio le domande sono incomplete o false) viene comunicato al datore di lavoro l’esito della domanda. Se l’esito è positivo il consolato italiano invia un visto di ingresso al paese di origine dell’immigrato al quale viene concesso di entrare in Italia. Questo perché i richiedenti dovrebbero, in linea di principio, entrare in Italia solo dopo aver ottenuto un permesso di soggiorno.
Poiché le domande sono presentate dai datori di lavoro ed evase seguendo l’ordine di arrivo fino ad esaurimento delle quote disponibili, è plausibile assumere che l’effettivo riconoscimento dello status legale sia indipendente dalle caratteristiche specifiche del migrante in questione. Ad esempio, un ritardo nella presentazione della quando può dipendere dal fatto che quella mattina il datore di lavoro sia rimasto imbottigliato nel traffico. Sfruttando questo aspetto, Pinotti divide i soggetti che hanno fatto domanda in un particolare giorno in due gruppi: da un lato i migranti la cui domanda è stata presentata prima dell’esaurimento delle quote ed ha avuto successo, dall’altro i migranti la cui domanda è stata invece presentata troppo tardi risultando perciò in un insuccesso. Su tale base viene posto a confronto il tasso di criminalità dei due gruppi nel periodo precedente e successivo alla presentazione della domanda.
I risultati di questa analisi sono riassunti nel grafico riportato in alto. Nel periodo che precede l’inoltro della domanda entrambi i gruppi presentano un tasso di criminalità molto simile e pari all’1,1%. Successivamente, il tasso di criminalità dei soggetti la cui domanda è stata approvata scende allo 0,8%, mentre per gli altri soggetti rimane invariato a 1,1%. Ciò porta a concludere che la regolarizzazione dei migranti contribuisce a ridurre la probabilità che vangano commessi crimini.